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“Un paese impaurito, un paese dove si costruiscono muri, un paese dove si allontanano i legami sociali e’ un paese piu’ debole, destinato ad incontrare gravi difficolta’ nel mondo globalizzato”.
Congresso-I-(2)Con le parole del Presidente della Repubblica è stata avviata la seconda edizione del Congresso Nazionale sui servizi ADR – Memorial Domenico Bruni. L’Osservatorio sui Sistemi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR) ha organizzato, per il secondo anno consecutivo, con il patrocinio del Ministero della Giustizia e del Consiglio Nazionale Forense, un importante momento di confronto e dibattito tra autorevoli membri del Governo ed alcuni illustri ospiti. Il 17 dicembre alle ore 9:30 hanno avuto inizio i lavori, che si sono protratti per tutto l’arco della giornata, all’interno della Nuova Auletta dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, contando la partecipazione di circa 600 professionisti e 40 relatori e celebrando la memoria dell’avvocato e professore Domenico Bruni, con l’assegnazione del premio a Luigi Viola, ideatore della prestigiosa rivista “La Nuova Procedura Civile”.
“L’Osservatorio – come ha spiegato la sua fondatrice, Francesca Tempesta- è costituito da cittadini, comuni, province, regioni, università, con l’interesse di cooperare al rafforzamento dei sistemi ADR, innovando radicalmente il sistema giustizia, sviluppando e al contempo soddisfacendo il bisogno sociale di un’economia umana, incentrata sull’uomo, che lavora per l’uomo”. Il Congresso è stato un’occasione per cercare di fare il punto della situazione sulle procedure alternative al giudizio e delinearne un bilancio, attraverso i pareri e i dati riportati dai numerosi relatori intervenuti.
L’Italia, sulla scia della direttiva europea del 2008, sta promuovendo sempre di più i metodi alternativi di risoluzione delle controversie. Con il DM 139/2014 (che, oltre ad aver disciplinato l’incompatibilità e i conflitti d’interesse dei mediatori, ha apportato ulteriori modifiche e integrazioni al DM 180/2010), vi è stata una riduzione del 12% delle cause civili, oltre alla nascita e allo sviluppo di strutture parapolitiche (come i Corecom), che hanno il compito di gestire i dissidi tra aziende e consumatori. “Sono necessari -ha ribadito la moderatrice dell’evento, Francesca Tempesta- interventi volti ad incentivare, attraverso l’informazione, i sistemi ADR su più livelli: da quello dei consumatori, a quello delle PMI, degli studenti, delle PA, adottando iniziative di formazione adeguata e specializzata, con la promozione di studi qualitativi (la suddivisone, ad esempio, per tipologie di ADR) e quantitativi (analisi e diffusione dei dati anche a livello comunitario)”.
COMPETENZA, FORMAZIONE, AGGIORNAMENTO
La spinta verso la definizione stragiudiziale delle controversie è sentita sia dalle associazioni dei consumatori che dall’Europa. “I provvedimenti del 2014 –ha dichiarato Franco Vazio, vice Presidente Commissione Giustizia della Camera dei Deputati– hanno portato ad una degiurisdizionalizzazione del sistema, attraverso la disincentivazione della causa, come per esempio l’introduzione della negoziazione assistita, dove l’attore principale non è più il giudice, ma sono i legali, fuori dalle aule di giustizia”. Oltre poi al fatto che oggi, nel giudizio, chi perde rimborsa le spese processuali, mentre prima le spese venivano compensate tra le parti. L’On. Vazio ha citato lo Studio commissionato dalla Commissione Barbuto (Clicca qui), definendolo “una pietra miliare, perché sfata una serie di miti: come quello che i tribunali del sud siano meno efficienti oppure quello che dove vi è scarsità di organico ci sia più lentezza”. La giustizia, secondo il vice Presidente, va affrontata “in termini manageriali, necessaria è la specializzazione, che produce l’efficienza ovvero l’efficientamento del processo”. L’incentivazione dei servizi ADR deve però passare attraverso “un’armonizzazione del sistema”, che presuppone la semplificazione. Oggi si avviano troppe procedure, che risultano troppo complicate e poco armonizzate tra loro. “È opportuno misurarsi sotto tre profili fondamentali: 1. competenza, 2. formazione, 3. aggiornamento. Le cause –ha continuato- vanno trasferite solo se sussistono le competenze! Mi è capitato di partecipare a mediazioni civili e ho riscontrato a volte esperienze deludenti: ci si imbatte in persone che hanno il cappello ma non la formazione”. Importante, in tal senso, è anche il ruolo delle Università sul tema ADR, per far sì che “la soluzione stragiudiziale venga concepita non più come soluzione di serie B, ma di serie A, perché è efficiente, poco costosa ed efficace” e i primi a beneficiarne saranno i cittadini e le imprese.
IMPARZIALITA’, PROFESSIONALITA’, AUTOREVOLEZZA
Memorial-Domenico-Bruni_okAnche nel DEF (Documento Economia e Finanza) 2014 si parla di previsione e potenziamento di misure alternative al processo. Ciò sta a significare che anche dal punto di vista politico e governativo si vuole procedere in questa direzione. È intervenuto a tal proposito il Sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri, secondo il quale “la funzionalità e l’efficienza della giustizia non bastano, perché bisogna lavorare per un cambio di mentalità e di cultura”. Anche la magistratura sta supportando la procedura alternativa al giudizio: “sempre più giudici decidono di trasferire le parti davanti ad un organismo di mediazione e, se in alcune realtà risulta un passaggio inutile, in altre, al contrario, è efficace”.
Tre caratteristiche sono essenziali per un ODM, secondo il Sottosegretario di Stato: “imparzialità, professionalità ed autorevolezza”. La presenza obbligatoria dei legali, ad esempio, in sede di mediazione, garantisce il diritto. Fondamentale è la specializzazione e la promozione della prevenzione della litigiosità per deflazionare il contenzioso, secondo quella che il Presidente Mattarella ha definito “pacificazione sociale”. “È opportuno far capire al cittadino che la strada delle ADR è vantaggiosa per tre motivi: economica, pratica, veloce”. Il Governo, ha aggiunto Ferri, “con la Legge di Stabilità, ha fornito incentivi statali solo alla negoziazione assistita”, mentre la mediazione non è stata considerata, nonostante il dato secondo cui “il 40% delle parti che accettano di procedere per la via stragiudiziale, raggiungono l’accordo, come è stato registrato nelle statistiche ministeriali, comportando un risparmio, nel settore giustizia, di 5 milioni di euro”.
Il Governo, inoltre, con il d. lgs. 130/2015 (ADR consumatori) ha recepito la direttiva europea, proteggendo i consumatori e promuovendo l’attivazione volontaria della risoluzione alternativa delle controversie. “Anche per quanto riguarda il tema della liberalizzazione, in materia di consumo, le ADR –ha detto il Sottosegretario-potrebbero essere un motore di incentivazione nel rapporto con l’utente”.
PREVEDIBILITA’, TEMPESTIVITA’ E AUTOREVOLEZZA. GIUSTIZIA-ECONOMIA-IMPRESA
“La giustizia non è una variabile indipendente dall’economia”, ha esordito Michele Vietti, docente di diritto commerciale e già vice Presidente del CSM. “La giustizia non riguarda solo magistrati e avvocati, ma è uno snodo cruciale tra sistema economico, sociale e sistema Paese, il cui fondamento è la democrazia, il vivere insieme, seguendo determinate regole. Non c’è giustizia senza collettività e viceversa”. Dunque: cosa chiedono i cittadini alla giustizia? “Prevedibilità e tempestività”. Il più delle volte la giustizia, in Italia, risulta essere “una sorta di lotteria che risponde a canoni indecifrabili”. Alla stessa domanda viene fornita una diversa risposta nei vari tribunali italiani e, soprattutto, per risolvere un processo civile si impiegano in media 608 giorni. “Dopo di noi –ha affermato il Professore- ci sono Cipro e Malta”.
L’Italia risulta essere un Paese in cui si produce una mole spropositata di contenzioso, la cui tipologia è profondamente mutata nel tempo, sfociando in una sorta di “law explosion”, che ha generato microconflittualità: “dalla grande causa alla lite di cortile, dalla giustizia per pochi alla giustizia per molti, interessando vari temi: il clima, la salute, la vita, la morte”, tanto che al giudice si richiedono competenze sempre più dettagliate, approfondite, specialistiche: da giudice generalista oggi a giudice specializzato. “La celerità dipende anche dalla specializzazione; –ha spiegato Michele Vietti- il giudice non fa i conti solo con la normativa nazionale, ma con un reticolo giurisprudenziale europeo e internazionale, che lega e complica la trama legislativa”.
E per la mediazione vale lo stesso discorso: “costruire un mediatore non generalista”, selezionato, aggiornato, professionale, perché “l’autorevolezza è legittimazione del consenso”.
La giustizia alternativa, secondo il Professore, non deve essere interpretata in termini deflattivi, ma va vista come strumento positivo in sé, perché è una spinta all’accesso alla giustizia e quindi “all’art. 24 della Costituzione”, perché permette di preservare la relazione tra le parti e risponde alla “realizzazione del principio di sussidiarietà della giustizia, dove il ricorso al giudice togato è la extrema ratio. Lo Stato interviene laddove siano state esperite prima tutte le forme di soluzione alternativa delle controversie. La sfida è ardua e impegnativa –ha concluso Vietti, nella sua Lectio Magistralis- ma va vinta non nell’interesse di una nuova corporazione (mediatori/conciliatori), ma del sistema giustizia e, quindi, dei cittadini”.
LEGALITARISMO E SOLUZIONI STRAGIUDIZIALI. IL LAVORO DELLA CORTE DEI CONTI.
Il lavoro della Corte dei Conti, che è quello di controllare e vigilare in materia fiscale sulle entrate e spese pubbliche all’interno del bilancio dello Stato, ha riscontrato che il sistema giustizia, nel nostro Paese, impegna nell’anno 7 miliardi e 500 milioni di euro e i suoi ritardi causano mediamente 1 miliardo di danni. Dati, questi, registrati dalla Confcommercio e riportati dal Presidente, Raffaele Squitieri. La Corte dei Conti sta, pertanto, valutando l’efficienza del sistema giustizia, che non risulta essere soddisfacente, perché troppo macchinoso e eccessivamente gravoso nel settore commerciale, degli investimenti, dove gli imprenditori non hanno riscontro se non dopo tanti anni. Ci si chiede allora: perché il sistema è così involuto? Le ragioni, secondo il Presidente Squitieri, sono tantissime. “Una delle tante –ha detto- è l’eccesso di legislazioni: il legalitarismo ci ha ingessato, vi è necessità di codificare qualsiasi cosa, tanto che si è generata una sorta di superfetazione legislativa, che ha bloccato il sistema. Oltre poi alla grande quantità di contenzioso che si genera in Italia”.
Il Presidente si è anche soffermato sull’utilizzo dello strumento della mediazione all’interno dello Stato. “Compito di coloro che sono al governo dello Stato –ha dichiarato- è quello di perseguire l’interesse pubblico, ben differente da quello privato. Nei servizi pubblici –ha continuato Squitieri- non sono possibili le transazioni, per cui la mediazione non è legittimata. La mediazione fa sì che due parti si incontrino attraverso rispettive rinunce. Nella Corte dei Conti la transazione viene approvata dopo essere stata esaminata dalla Procura della Corte dei Conti, che ha il compito di valutare se la rinuncia risponda ad una giusta pretesa oppure possa causare un danno. Il che significa –ha concluso- che le transazioni sono congelate”.
Secondo il Presidente questo non esclude il fatto che i modi stragiudiziali per risolvere le controversie, anche all’interno della Corte dei Conti, esistano e siano stati incentivati. È stato citato il ricorso amministrativo, il sistema del ricorso straordinario al Capo dello Stato (L. n. 69/2009), mentre tra le leggi degli anni Novanta, quella sul procedimento amministrativo (L. n. 241/1990), per prevenire e gestire conflitti, prevedendo la possibilità di addivenire ad un accordo: “anche se si tratta –ha detto- di un istituto poco praticato”.
Infine, dopo aver espresso le sue considerazioni sul baratto amministrativo, da interpretare “non come un sistema per deflazionare e snellire i bilanci, bensì come norma sociale che spinge il cittadino ad appropriarsi della sua città”, Raffaele Squitieri, in merito alla proposta di pensare ad un’ulteriore authority, a livello europeo, che gestisca gli strumenti alternativi al contenzioso e costituisca un contraltare all’attività giurisdizionale, ha risposto: “se c’è un problema è quello di eliminare qualche authority, non di crearne delle altre”.
GLI AVVOCATI-MEDIATORI: QUESTIONI DI INCOMPATIBILITA’
Nel DM 180/2010 gli avvocati sono stati definiti mediatori di diritto e nel novembre 2015 un’importante sentenza del Consiglio di Stato sulla mediazione ha stabilito l’obbligo della formazione specifica per gli avvocati-mediatori e l’incompatibilità dell’avvocato, che non può depositare istanze di mediazione nell’Organismo in cui esercita la professione di mediatore, pena la sospensione dell’attività professionale. “Gli ordini forensi –ha ribadito Francesca Sorbi- per primi hanno inserito gli ODM nei loro organi interni e ciò conferma la serietà con cui l’avvocatura si è approcciata alla mediazione. Se da una parte l’avvocatura ha dato e continua a dare forte impulso alla mediazione, non deve però essere penalizzata con l’incompatibilità assoluta (cfr. art. 14-bis del DM 139/2014)”. Positivi, secondo la Sorbi, la negoziazione assistita, soprattutto nell’ambito della famiglia, e le camere arbitrali forensi: “grande sbocco per l’avvocatura, perché sono strumenti utili da offrire ad una clientela che vuole giustizia in tempi rapidi ed economici”.
RAZIONALIZZARE IL PROCESSO, RAZIONALIZZARE LE ALTERNATIVE
Se da un lato è necessario razionalizzare il processo, dall’altro è opportuno rendere razionali anche le alternative. “Talvolta – ha detto Piero Sandulli, Presidente dell’Osservatorio sull’uso dei sistemi ADR- si cerca di utilizzare i mezzi alternativi al processo senza occuparsi di migliorare il processo. Razionalizzare significa scegliere le opportunità più convenienti, estendendo la cultura della pacificazione ossia l’opportunità di transigere”. L’avvocato, in qualità di dominus della scelta, “deve poter scegliere – ha spiegato il Professore- tra due attività funzionali a tutelare i diritti del proprio cliente”. Si è dimostrato contrario all’obbligatorietà della mediazione, perché “taglia le ali alle potenzialità dell’alternativa e, soprattutto, non può essere misurata sulle vicende delle statistiche”. Il Legislatore, ha continuato Sandulli, dovrebbe scommettere sulle alternative “non come costrizione, ma come convinzione, oltre a preoccuparsi di modificare il processo civile”.

Daniela Auciello

Cit. “Scoraggia la lite. Favorisci l’accordo ogni volta che puoi. Mostra come l’apparente vincitore sia spesso un reale sconfitto … in onorari, spese e perdite di tempo” (Abraham Lincoln).