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All’indomani del convegno organizzato dall’UNAM (Unione Nazionale Avvocati per la Mediazione), a Roma, si è tracciato un bilancio del primo biennio dall’Introduzione della nuova mediazione (art. 84, L. n.98/2013).

Il 23 ottobre, all’interno della prestigiosa Facoltà Valdese, si sono riuniti diversi esponenti di spicco nel panorama delle soluzioni alternative delle controversie. Professionisti del mondo forense, giuristi di impresa, autorevoli relatori, responsabili di ODM (Organismi di Mediazione) hanno aperto un dibattito, facendo un resoconto dei due anni trascorsi e promuovendo possibili ipotesi di riforma della mediazione, al fine di favorire la sua stabilizzazione sotto il profilo giuridico. Ad oggi, infatti, la procedura di mediazione, ovvero di risoluzione alternativa delle controversie, è ancora in fase di sperimentazione, “è un approccio culturale diverso – ha affermato Marco Marinaro, avvocato, mediatore e autore del libro Codice della mediazione civile, già alla sua II edizione-“. L’autore ha sottolineato quanto sia necessario dare alla mediazione dignità e prospettiva, in quanto risulta essere un efficace strumento nella risoluzione di una lite, avvalorato dalla rilevante presenza del mediatore, il cui ruolo, fondamentale, è quello di adoperasi stragiudizialmente e in modo assolutamente neutrale. La competenza e la preparazione di un mediatore sono qualità necessarie, così come è essenziale rendere edotte le parti invitate in mediazione sulle possibili conseguenze cui potrebbero incorrere qualora decidano di non intraprendere questa strada, in particolare quando si tratta di mediazione ordinata dal Giudice. Il Professor Francesco Paolo Luiso dell’Università di Pisa ha ribadito la centralità della volontà delle parti e la loro intenzione di procedere alla formazione dell’accordo, criticando “l’assurdità della proposta del mediatore”, proprio perché “il vantaggio della mediazione è quello di far conseguire alle parti gli obiettivi che realmente vogliono raggiungere. La proposta del mediatore risulta essere pertanto una sorta di sentenza di un Giudice”. Dello stesso parere è stato l’avv. Andrea Zanello dell’ANF (Associazione Nazionale Forense), il quale ha rimarcato che: “Una mediazione riuscita non è una causa in meno, ma un problema risolto in più, secondo diritto e non solo secondo interesse”.

I temi affrontati hanno toccato vari ambiti: quello della verbalizzazione (cosa si deve o non deve verbalizzare, quali sono i limiti, quando si valica il confine della riservatezza), quello dell’incontro preliminare, il cosiddetto incontro filtro, in cui le parti decidono se proseguire con il procedimento di mediazione oppure no. “Non è una sconfitta -ha affermato qualcuno- se la fase della mediazione si conclude al primo incontro e le parti decidono di accordarsi al di fuori dell’ODM. L’obiettivo stragiudiziale è stato sempre raggiunto!”. “È necessario delineare regole deontologiche più precise –ha detto poi la Consigliera del CNF, avv. Francesca Sorbi-. Non si può normare con le circolari”, riferendosi all’ultima di luglio scorso, che riguarda l’incompatibilità del mediatore-avvocato e recita: “Il mediatore non può essere parte ovvero rappresentare o in ogni modo assistere parti in procedure di mediazione dinanzi all’Organismo presso cui è iscritto (…)”. La richiesta di un chiarimento normativo è emersa da parte della maggioranza dei presenti, anche in merito alla presenza personale delle parti durante gli incontri di mediazione. “A volte sono i legali ad incentivare il contenzioso –ha raccontato il Magistrato di Palermo-. Mi è capitato più volte di incontrare le parti, senza la presenza dei loro avvocati, e di trovare un accordo”.

Altro aspetto approfondito durante il convegno è stato quello riguardante le materie obbligatorie, che ad oggi, “ricoprono solo l’8% dell’intero contenzioso civile”, come ha riferito Andrea Zanello. Tra i correttivi da apportare alla mediazione è emersa la necessità di estendere le materie obbligatorie, anche per esempio ai rapporti contrattuali e a quelli societari. Secondo i dati statistici raccolti da Nicola Giudice della Camera Arbitrale di Milano, in un anno e mezzo, a Milano, c’è stato un vero e proprio tsunami di domande di mediazione, in particolare in materia di anatocismo bancario (un aumento del 12%), tant’è che “le controversie bancarie stanno falsando i dati relativi all’esito delle controversie in mediazione. Si sta sviluppando – ha raccontato il dott. Giudice – un atteggiamento da parte di professionisti per cui vengono portate in giudizio liti, che non sarebbero da portare!”. Le categorie di successo, secondo le statistiche riportate da Nicola Giudice, sono risultate essere le successioni, le locazioni e i diritti reali (25-26%). Dati ulteriormente confermati dal dott. Ruvolo: “Al Tribunale di Palermo –ha riferito il Magistrato- in ambito dei diritti reali c’è un calo di iscrizioni del 12-13%, mentre in materia di contratti bancari le iscrizioni sono salite del 73%”.

Il dibattito, infine, si è incentrato sulla coesistenza della negoziazione assistita e della mediazione, quali condizioni di procedibilità e sulla “preferenza -come ha affermato Marco Marinaro- da parte delle autorità politiche di privilegiare la prima rispetto all’altra, in vista del credito di imposta previsto per la negoziazione assistita, anziché per la mediazione”. “Un conto è permettere alle parti di incontrarsi attorno ad un tavolo e discutere sulle questioni oggetto delle controversie –ha specificato l’avv. Angelo Santi, Presidente UNAM- un altro è far parlare i rispettivi legali tra loro”. Entrambe le materie, hanno suggerito in molti, dovrebbero essere oggetto di studio nel percorso universitario, anche per allargare la conoscenza, ancora troppo limitata, in questo ambito.

“Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti”, con le
parole di W. Churchill, ricordate da Marco Marinaro, ci si augura che la mediazione si affermi come nuovo strumento culturale per risolvere le liti.

Daniela Auciello